MONGOLIA
giugno / luglio / agosto
DURATA   70GG
KM PERCORSI   22.000 (COMPRESI 4.800KM DI TRANSIBERIANA IRKHUSK-MOSCA)
TAPPE PRINCIPALI   CAPPADOCIA-TIBLISI-BAKU-MAR CASPIO-AKTAU-KHIWA-BUKARA-SAMARCANDA-ALTAI-ULANBAATAR-GOBI-BAIKAL-MOSCA-S.PIETROBURGO
http://www.youposition.it/it/map/3809/mongolia-2013.aspx

Era un sogno inseguito da tempo ed accarezzato attraverso l'esperienza di viaggiatori che prima di me avevano potuto realizzarlo. Raccolta di informazioni, cartine, letture ma........come poter disporre del tempo necessario ad affrontare un viaggio simile? Beh, in qualche modo ci hanno pensato i venti di crisi che ormai da anni attraversano anche il nostro Paese e che hanno indotto le aziende a ridimensionare/efficientare i propri organici allo scopo ovviamente di ridurre i costi. Al contrario delle mie precedenti esperienze di viaggio, oggi posso dunque partire senza l'assillo di un tempo necessariamente ristretto, con il pensiero inevitabilmente rivolto all'ufficio e costantemente in contatto con i propri collaboratori.

Il viaggio, qualunque esso sia, non inizia mai salendo su un aereo, in auto o sulla moto come nel mio caso; inizia in realtà molto prima pianificando nel limite del possibile gli itinerari, i tempi, documentandosi sui luoghi e le popolazioni che si andranno ad incontrare. Il bello di un viaggio è anche questo.

E poi i visti necessari per gli stati che dovrò attraversare e la preparazione della moto. Il bagaglio quindi, mio e di Ivana che sarà con me sino in Uzbekistan, ottimizzando al massimo spazi e peso; alla fine il peso complessivo del GS noi compresi sarà di circa 450 kg.....ed ho con me davvero lo strettissimo necessario, tenda ed accessori compresi.

Amici o comunque persone che sanno della mia partenza mi chiedono se non abbia paura ad affrontare da solo una avventura del genere, altri invece dicono di "invidiarmi" (virgolettato, l'invidia è tutt'altra cosa). No, l'unico mio timore è di cadere e farmi del male, l'ultima cosa che mi preoccupa è invece la gente che incontrerò; la mia convinzione tratta dall'esperienza dei tanti viaggi precedenti è che al mondo ci sia solo gente perbene........con qualche pericolosa eccezione! In quanto all' "invidia", beh se ami viaggiare non è necessario andare in Mongolia in moto, ci sono altri modi altrettanto belli ed appaganti! l'importante è partire......."dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati" Dove andiamo? "non lo so, ma dobbiamo andare" (Jack Kerouac).

Mercoledì 12 giugno

Dopo mesi di preparativi, raccolta informazioni, visti, ecc. finalmente si parte. Nonostante la comprensibile dose di adrenalina ho comunque dormito bene e prima delle 6 salutato da Ivana che in pigiama scatta le foto di rito si mette in moto e via! 460 km di autostrada per arrivare al porto di Ancona dove mi aspetta il traghetto che mi porterà a Igoumenitza. In un'area di servizio un camionista Argentino è attratto dall'adesivo che ho sul parabrezza ricordo del mio viaggio laggiù. Si vede che ha nostalgia del proprio Paese, ne parla con grande passione, nonostante sia in Italia da 18 anni; mi dice che diventerà fra poco papà, ma è preoccupato per il proprio lavoro sempre più impegnativo e sempre meno retribuito(1300€ al mese su tratte Europee) e con il mutuo della casa da pagare. È una bella persona, con i suoi problemi comuni a molti di questi tempi. Ha un tatuaggio raffigurante il Che sul braccio, e questo me lo rende ancor più simpatico. All'imbarco sono avvicinato da una coppia di Olandesi in camper i quali vedendo la mia moto mi dicono che il proprio figlio partirà tra 4 gg con 2 amici motociclisti tutti con Yamaha alla volta della Mongolia anche se per un itinerario diverso dal mio. Con qualche ritardo rispetto all'orario previsto delle 13,30 si salpa. La traversata è noiosa, ma ci si riposa; domani mi aspettano più di 600km in terra di Grecia.

Giovedì 13 giugno

Doveva essere una tranquilla tappa di trasferimento "autostradale" ma lo è stato solo in parte. Dei seicento e passa km previsti gli ultimi 200 sono stati caratterizzati da pioggia, a tratti anche intensissima. Forte di precedenti esperienze e dal dubbio "mettiamo l'antipioggia o aspettiamo" questa volta appena ho capito che il nero all'orizzonte lasciava poco spazio al dubbio, mi sono fermato e in tutta calma mi sono preparato al peggio....che puntualmente è arrivato da lì a poco. Più dell'acqua è stato un forte vento laterale a crearmi problemi; sembrava di essere in Scozia....altro che Grecia. Si dorme in uno splendido hotel 4stelle prenotato su booking a prezzo stracciato: 60€ colazione compresa, ma è davvero un lusso.

Venerdì 14 giugno

Anche questa avrebbe dovuto essere una tappa agevole con l'unica incertezza relativa alla frontiera Turca anche in relazione ai disordini in corso a Istanbul. Preoccupazione rivelatasi inutile con pratiche doganali velocissime ed agevolate come spesso accade dal comune interesse calcistico; un funzionario juventino ha risolto il tutto in pochi minuti.

Il problema ancora una volta si è rivelata essere la pioggia che ha tratti è stata davvero torrenziale. Un incubo poi il traffico sulla tangenziale di Istanbul, ma questo l'avevo messo in conto; in albergo comunque in tempo utile per sistemarmi, prendere un taxi ed andare in aeroporto ad accogliere Ivana. Cena in uno dei tanti ristoranti sul lungomare di Pandik situata nella zona asiatica di Istanbul e scelta per praticità essendo vicinissima all'aeroporto (Ivana) e giá sulla direttrice di Ankara.

Sabato 15 giugno

Giornata dedicata alla visita della città: Torre Galata, Moschea Blu, Santa Sofia e Topkapi. Sia il mattino che la sera utilizzando il battello sul Bosforo che unisce la parte Europea a quella Asiatica; tutto splendido soprattutto il tramonto visto appunto dal battello. Finalmente anche il meteo ci è stato benevolo!

Mi ricordavo vagamente la Istanbul di 35 anni fa quando ci arrivai con il mio Kawasaki 650 con gli amici Claudio e Fabrizio. Beh la bellezza della Moschea Blu, di S. Sofia, ecc. è rimasta intatta, ma la città è davvero un'altra cosa; ormai è una metropoli cosmopolita moderna, ordinata, pulita, ma anche particolarmnte caotica. Poco è rimasto della Isanbul di quel 1978. Il tenore di vita della gente è ormai pari a quello nostro, del resto molte aziende italiane hanno trasferito qui la produzione. Disoccupazione e recessione da noi, occupazione e Pil saldamente in positivo da queste parti. Smartphone, IPad e quant'altro si sprecano anche qui, esattamente come da noi.

Domenica 16 giugno

Oggi prima giornata con Ivana in sella con me a percorrere i 726 km da Istanbul a Goreme......fortunatamente senza poggia a parte qualche gocciolina. Percorso abbastanza noioso e quasi totalmente in una sorta di autostrada a 3 corsie. Dal punto di vista ambientale unico elemento di attenzione il lago salato di Tuz Gölu che si estende per 80 km in lunghezza e 50 in larghezza.

Arrivati a Goreme, beh lo spettacolo dei Camini delle Fate si è rivelato ancor più spettacolare di quanto mi aspettassi. Abbiamo trovato da dormire in un piccolo ma accogliente albergo segnalatoci da un motociclista londinese che ci è parso una persona estremamente interessante; spero di rivederlo domani e conoscerlo meglio.

A proposito di domani: sveglia alle 4; ci aspetta il volo in mongolfiera.

Lunedì 17 giugno

Giornata rigorosamente "turistica" iniziata con sveglia alle 4, in contemporanea con il Muezzin che chiamava alla preghiera, dal momento che mezz'ora più tardi bisognava presentarsi all'agenzia presso cui ci eravamo prenotati per il nostro volo in mongolfiera. Colazione compresa nel prezzo che come sapevamo si é confermato particolarmente esoso.

Trasferimento in pulmino presso la zona di "decollo" e via nel nostro cesto che accoglieva oltre a noi altre dieci persone più ovviamente il pilota. Il cielo appariva letteralmente punteggiato da questi palloni variopinti in un paesaggio bellissimo e quasi surreale. Dimenticavo: se i palloni in volo erano un centinaio vuol dire che i clienti erano sicuramente almeno un migliaio abbondante. Nazionalità di ogni tipo con forte prevalenza asiatica (con noi una coppia di cinesi).

Esperienza che certamente è valsa la pena vivere!Il resto della giornata camminando qua e là in questi luoghi davvero magici e cena in un ristorantino locale e non uno dei soliti per turisti; mangiato....e bevuto benissimo. A letto presto sia per recuperare dalla levataccia mattutina, ma anche perché ci aspettano giornate molto impegnative. Da domani inizia in effetti il vero nostro viaggio.

Martedì 18 giugno - Da Goreme a Erzincam - 516 km

Mercoledí 19 giugno - Da Erzincam a Ardahan - 430 km

Albergo prenotato su booking la sera prima dignitoso e a buon prezzo (54€ colazione compresa). Due giorni su strade estremamente belle tra pascoli verdeggianti che per certi aspetti ricordano a paesaggi alpini. Il verde è il colore dominante anche in virtù del fatto che la pioggia sembra non mancare affatto, benchè tutto sommato siamo quasi sempre riusciti a schivala. Si viaggia stabilmente in quota sopra i 1700 mt. com lunghissimi tratti a cavallo dei 2000m.

Sia Erzincam che Ardahan son due cittadine del tutto anonime che nulla offrono turisticamente. Domani abbiamo dogana a ca. 100km e poi sarà Georgia. Intanto se ne è andata la prima settimana di viaggio.

Giovedì 20 giugno

Lasciamo Aardahan per dirigerci a Nord in direzione della frontiera; il tempo non promette nulla di buono, ma almeno non prove. La strada inizia subito ad inerpicarsi, ma contrariamente alle informazioni raccolte su Internet tutto sommato è in buone condizioni. Cantieri qua e la e buche cui fare attenzione, ma niente di più. Posof è l'ultima cittadina Turca prima del confine e per arrivarci valichiamo un passo a 2600m; non ci sono più di 7/8 gradi e le nuvole sono bassissime. Ci abbassiamo un poco e arriviamo alla frontiera dove in meno di mezz'ora sbrighiamo il tutto.

Siamo a Tiblisi e ne resto sorpreso per la sua bellezza ordinata e pulita. Alloggiamo in un Hotel posto nella old city dal quale si gode una vista straordinaria sulla rocca. Fantastico e tutto sommato ad un prezzo accettabile in rapporto alla qualità.
Km odierni: 316

Venerdí 21 giugno

(Compleanno di Teo) - la frontiera con Azerbaijan è a un centinaio di km e la raggiungiamo velocemente cosí come velocemente sbrighiamo le formalità di ingresso pagando unicamente l'assicurazione (ca 18 €). Il problema arriva quando manca l'ultima maledetto timbro; computer in panne e fermi 4 ore! Facciamo conoscenza con una simpatica famiglia Atzera (papá mamma e due figli uno dei quali parla inglese. Finalmente si riprende la strada e ci fermiamo ad un chiosco dove mangiamo qualcosa e beviamo il solito the. Ripartiamo e incappo subito in un autovelox: fermato dalla polizia che mi mostra una foto a tutto schermo dove con Ivana intenta a salutare qualcuno mi viene rilevata una velocità di 96 kmh con limite a 50. Morale, me la cavo con 100$ dopo una minaccia violenta di ritiro patente e libretto e 300$ di multa. Ci raggiunge intanto la famiglia con cui avevamo fraternizzato e ci vogliono assolutamente offrire il pranzo. Va beh
Arriviamo nel pomeriggio a Genca dove alloggamo in un alberghetto che non vale assolutamente il prezzo pagato.

Sabato 22 giugno

Dopo ca 350 km di strada assolutamente monotona (e nel pieno respetto dei limiti) in un passaggio del tutto insignificante arriviamo Baku capitale dello Stato, moderna, ordinata, pulita. Nulla a che vedere con l'Azarbaijan visto sin qui. Il Mar Caspio nasconde riserve di petrolio enormi, abbondano piattaforme, travelle e raffinerie, a anche SUV e macchinoni di lusso in abbondanza.

Problema visto Turkmenistan rimandato a dopodomani lunedí, e temo che la nostra permanenza in questa città si protarrà inevitabilmente ben oltre il tempo previsto.

Speriamo bene!

23-24 giugno (domenica-lunedí)

Due giornate alla "scoperta" si fa per dire di quella che è chiamata la Dubai del Caucaso. A parte le 3 flame tower simbolo della moderna Baku, la città è un concentrato di grattacieli, mega hotels e palazzi Ministeriali che la sera vengono tutti illuminati con giochi di luce di grande effetto. Il lungomare poi è una cosa incredibile per ampiezza, pulizia, arredi, fontane e locali di ogni genere e gusto; se il mattino tutto è abbastanza quieto, la sera si anima di una moltitudine di gente, per lo più giovani che passeggiano tranquillamente.

La sera ceniamo in un locale posto all'interno del centro commerciale di fronte al nostro hotel, dalla terrazza del quale si gode uno splendido panorama del golfo e della skyline notturna di Baku (per la cronaca il maitre dell'hotel mi dice essere gemellata con Napoli proprio per il golfo simile delle due città).

Tutto qui è nuovo con spreco enorme di marmi, persino nei sottopassaggi del viale a senso unico parallelo al lungomare che attraversarlo in superfice con questi SUV che sfrecciano come schegge significa rischiare veramente la pelle.

Visitiamo la hold city (carina, ma niente di più) e il memoriale che raggiungiamo in funicolare (...gratis). Il memoriale è dedicato ai morti di due importanti eventi che hanno caratterizzato questo giovane Stato: la repressione Sovietica ai moti indipendentisti del 1990 e la guerra con l'Armenia (le tensioni con la quale sono ancora in atto) per la disputa dei territori del Nogorno Parabath. Fanno impressioni le lapidi con foto di tantissimi ragazzi ventenni.

Questi tre giorni a Baku sono stati condizionati però dalla ricerca di una soluzione a come andarcene da qui dato ormai per scontato il fatto,che per il Turkmenistan non vi è niente da fare. Siamo in contatto con una agenzia locale il cui titolare Ismail è uno sveglio e bene ammanicato e per di più ha una impiegata Lena che mastica,Italiano. Riusciamo in un solo giorno ad ottenere i due visti per il Kazakistan; per Ivana che non lo aveva proprio e per me che l'avevo ma per date diverse ed una sola entrata. Non solo, ci viene assicurato anche che domani 25 ci schiodiamo da qui per prendere un traghetto che ci porterà ad Aktau in Kazakistan. Questo è importante anche perchè il 26 è la festa delle forze armate e sarà tutto bloccato per la sfilata della quale oggi abbiamo visto le prove. Grande spiegamento di uomini e mezzi: navi in rada, aerei, elicotteri e soprattutto cingolati che hanno distrutto un asfalto prima perfetto.

Il petrolio, con suoi soldi, sistemerà certamente tutto. Mi chiedo che sarà questa città tra un decennio; declino e abbandono oppure ancora crescita e sviluppo? Pare che ci sia un progetto già avanzato per la construzione di un grattacielo alto oltre 1000m che dovrebbe realizzarsi entro il 2017....vedremo.

Martedí 25 giugno

Ottenuti i visti e sistemata una irregolarità legata al fatto che mentre il visto per l'Azerbaijan dura 10 gg, la moto deve essere sdoganata dopo max di 3 gg... ce la caviamo con 20$ ma potevano essere molti di più, ci avviamo al porto. Biglietti, documenti moto, dogana e ci imbarchiamo. Il tutto ci costa 280$ ma, sorpresa, la cabina dobbiamo dividercela con due ragazzi Atzeri; poco male ci adattiamo. Sappiamo di gente che nella nostra situazione ha aspettato in porto diversi giorni pagando ben più di quanto è costato a noi.

In quando al traghetto, beh, dimentichiamoci quelli cui siamo normalmente abituati; è un cargo che trasporta vagoni carichi credo di petrolio e la mia moto è il solo mezzo "estraneo" imbarcato. Sullo stato della cabina beh.....ci passeremo una sola notte e quindi sorvoliamo. Niente bar e men che meno ristorante; c'è però una signora (pare sia la stewart) che ci prepara un pò di riso con pollo che non è neanche male.

Insomma stiamo attraversanto il Mar Caspio e non è cosa da tutti.......del resto c'è anche poco da vedere se non una moltitudine di piattaforme petrolifere. Niente pescherecci, niente yatch, niente vele solo qualche mercantile o petroliera.

Mercoledí 26 giugno

In navigazione su questo cargo in direzione Kazakistan (Aktau) ormai da 15 ore. La notte è passata abbastanza tranquillamente e anche Ivana nel suo letto castello attrezzato con lenzuola di fortuna pare sia riuscita a dormire. I nostri due coinquilini sono ragazzi discreti, ma non parlano come tutti quassù una sola parola di inglese a parte l'addetto alla radio di bordo.

La cucina (si fa per dire) è gestita da quella donna con atteggiamenti da kapò; ovviamente non ci sono alternative a quello che mette in tavola: pollo.

Questa mattina colazione a base di pane non raffermo, di più, con burro e il solito formaggio fresco.

Il mare come ieri è calmissimo, il cielo è terso e lascia presagire una giornata di gran caldo. Dovremmo essere in porto nel pomeriggio attorno alle 5, ma qui gli orari sono un optional poco affidabile. In effetti arriviamo in porto alle 5 ma ne usciamo alle 11 e cioè quando è ormai notte. Troviamo comunque l'hotel prenotatoci da Ismail e riusciamo a prendere sonno.....saltando purtroppo la cena, ma va bene cosí.

Giovedí 27 giugno

Oggi ci aspettano ca 400 km per arrivare a Beineu; Sulla qualità della strada abbiamo informazioni contrastanti, ma certo non sarà una autostrada.

Dopo i primi 150 km di asfalto ha inizio quello che sarà un autentico calvario che metterà a dura prova il GS ma soprattutto me e Ivana. 200 km di inferno fatto di sterrato pieno di buche, sabbia, ghiaia e fango per la pioggia che a tratti rende la pista (non la si può chiamare strada) impraticabile.

Cado, o meglio mi accascio un paio di volte e la seconda di queste Ivana si procura una dolorosa distorsione al piede; ha più carattere ancora di me e non demorde. Abbiamo la fortuna di incontrare Baptiste, un ragazzo francese ventottenne con una Yamaha 250cc ideale su queste strade. Ci da na mano a rialzare la moto e facciamo la strada con lui. A 60 km dalla città ci fermiamo per fare due foto con il sole al tramonto e uno splendido arcobaleno. È la nostra fortuna. Si scatena un temporale che rende la strada impraticabile per i camions, figuriamoci per le moto. La fortuna sta nel fatto che ci sono sull'altro lato della strada alcune case......sono le prime che incontriamo dalla mattina. Entro e chiedo alla donna se ci può ospitare per la notte e darci qualcosa per cena. Affermativo. Mangiamo della carne di non si sa cosa con il solito the, ma c'e anche spazio per una birra. La signora ci fa il conto (pochi spiccioli) e ci prepara il letto: dei tappeti stesi per terra, cuscino e coperte. La toilette .....quella non è prevista, ma c'è tanto spazio fuori e c'è pure un meraviglioso cielo stellato.

Parlando con Baptiste gli dico nella che nella cuccetta del cargo che ci aveva portati ad Aktau avevo letto una frase scritta col pennarello sul letto a castello che mi aveva molto colpito "la route non promet rien, la route proméne"...........l'aveva scritta lui che aveva preso lo stesso cargo e occupato la stessa cabina qualche giorno prima di noi! Già, la strada non promette nulla, la strada cammina....

Baptisteetginette.e-monsite.com

Venerdí 28 giugno

Lasciamo il nostro hotel 5 stelle fiduciosi nel fatto che i 70/80 km che ci mancano a Benieu siano accettabili. Speranza mai cosí disattesa; ci troviamo in situazione dove la sabbia rende difficilissimo il passaggio soprattutto con il nostro carico e la moto cosí pesante ed in più ho anche il problema della gomma posteriore buca anche se non del tutto terra; rimedio provvisoriamente con due bombolette di aria compressa. Ad un certo punto la situazione si fa davvero critica; decidiamo di far salire Ivana su un fuoristrada che mi aspetterà in città al primo distributore. Supero anche questo tratto di sabbia finissima e incredibilmente appare di fronte a noi una lingua d'asfaldo che sembra un biliardo e che in 13 km. ci porta in città. I 2 ragazzi che hanno accompagnato Ivana ci segnalano un gommista; tolgo la gomma ed in pochi minuti è già al suo posto riparata e riportata in pressione. Troviamo un Hotel anche dignitoso per 70$ dove ci sistemiamo e soprattutto riprendiamo le forze dopo due giorni davvero impegnativi. Un ospite dell'albergo ci chiama un medico che possa valutare il piede di Ivana che fatica ad appoggiare; arriva una dott.ssa molto carina che conferma non ci sono fratture e si tratta di una lussazione (...in realtà, una volta a casa, una radiografia darà un responso ben diverso). Iniezione antidolorifica il rimedio; nei prossimi gg dovrebbe andar meglio......

Nel frattempo abbiamo anche salutato Baptiste che prosegue per un diverso itinerario; è stato davvero un incontro piacevole ed anche di supporto per noi.
Pare tutto ok quando arrivano in hotel due poliziotti che mi vogliono parlare, ma naturalmente non conoscono altra lingua che la loro. Mi portano in auto prima in un loro ufficio e passato poi dall'ospedale credo per l'intervento del medico su Ivana. Perdo più di n'ora senza capirne il motivo; mi riaccompagnano in albergo e finisce lí.

Ivana fa il bucato e ci riposiamo il resto del pomeriggio. Cena e a letto presto.

Sabato 29 giugno

Partiamo di buon'ora per fare gli 85 km che ci separano dalla dogana e che dalle informazioni raccolte dovrebbero essere su fondo difficile. In realtà il fondo non è poi cosí male a parte le buche che a tratti sono veri e propri crateri. In dogana sbrighiamo tutto in 3 ore e incontriamo due ragazzi romani che on una land rover vogliono arrivare in Thailandia. Uno dei due conosce un pò di Russo e ci da una mano a sbrigare le formalità doganali. La strada è ottima ma in 400 km non c'è una pompa di benzina e siamo costretti a fare il pieno da un ragazzo che lungo la strada nasconde una tanica dietro ad un cespuglio; la paghiamo di più ma non avevamo scelta. Arriviamo a Nukus verso le sei e ci sistemiamo in un hotel suggerito da LP; ottima scelta e anche il ristorante è ottimo e a buon prezzo. Facciamo conoscenza con una coppia di inglesi che girano con una specie di camper super accessoriato con obiettivo Mongolia. Si portano appresso anche un mongolfiera....! Scopriamo che erano sullo stesso cargo di Baptiste.

Domenica 30 giugno

Khiva: semplicemente fantastica, quello che si può tranquillamente definire un luogo magico. Anche qui ci fidiamo della guida LP che anche in questo caso non sbaglia. Ottimo B&B gestito da persone squisite, camere pulite, spaziose e tutto a prezzo accettabile: 65$. Al tramonto le mura e gli edifici fatti di paglia e fango assumono un colore spettacolare; speriamo che il fotografo sia all'altezza del loro splendore.

Lunedí 1 e martedí 2 luglio

Lasciamo Khiwa alla volta di Bukara dalla quale ci separano 450 km circa che dalle informazioni raccolte ci dicono essere in gran parte su fondo difficile. In realtà quasi tutto asfalto in buono stato e solo qualche tratto su sterrato comunque duro.

Fa caldo e soprattutto si fatica a trovare benzina; anche oggi siamo costretti a rabboccare da un venditore di fortuna. Giunti a Bukara troviamo una pompa aperta con ovviamente lunga coda di auto in attesa. Siamo letteralmente circondati da curiosi che vogliono sapere da dove veniamo, dove andiamo, quanto costa a moto, ecc. È sempre cosí, ma è anche tutto molto simpatico; ci fanno passare evitandoci una faticosa attesa con una temperatura di 40°.

Troviamo il nostro hotel LP e parcheggiamo la moto in un cortiletto interno già occupato da due GS targati (...incredibile!) Colombia. Sono di due coppie che conosciamo più tardi; ci dicono che vogliono arrivare a Vladivostok passando anche per la Mongolia; spero di poterli reincontrare lungo il cammino.

......certo che di matti c'è ne è in giro!

Per la visita della città ci attiveremo domani.....due notti nello stesso hotel non è cosa consueta. Il B&B consigliato da LP è l'Amelia Boutique (ottimo sia per il personale che per la qualità del servizio) che si trova a pochi passi dalla famosa piazza Lyabi-Hauz costruita intorno al 1600 e che in Tagiko significa intorno alla vasca che ne è anche la caratteristica principale. Conosciamo intanto le due coppie di motociclisti: Pedro e Yuanita (argentino lui è spagnola lei, ma residenti in Colombia) e Fede e Ale (colombiani) e residenti a Bogotà; i primi due lavorano nell'ambito della televisione commerciale (casting e pubblicità) mentre Fede lavora nell'azienda di famiglia che produce gelato. Sono superattrezzati, ma soprattutto sono 4 belle persone; Pedro poi è anche mio coetaneo.

Visitiamo (Ivana con molta fatica e sofferenza per quel maledetto piede) il minareto e la moschea Kalon che per avendo il loro fascino ci entusiasmano meno di Khiwa. Nel B&B conosciamo anche una coppia di turisti con la donna che è medico e si interessa della caviglia di Ivana suggerendo l'acquisto di una pomata che acquisto poi in farmacia. La sera si cena in un buon ristorante che si affaccia sulle fontane della piazza.

Salutati gli amici Colombiani dando loro appuntamento a Tashkent ci riposiamo un altro giorno godendoci la tranquillità di questo posto.

Intanto apprendiamo con gioia da Matteo che ha superato lo scritto del suo ultimo sesame di Università.

Mercoledí 3 luglio

Meno di 300 km di strada assolutamente diritta e tutto sommato con buon asfalto Ed eccoci nella mitica Samarcanda. Alloggiamo nel carinissimo e a buon prezzo (55$) B&B Antica seguendo l consiglio di due motociclisti Tedeschi incontrati lungo il percorso. Sono Ralf e ? entrambi Bavaresi che dopo Iran e Turkmenistan si apprestano a fare la Pamir con il loro due GS 1100 datati ma pienamente efficienti. Durante una sosta per dissetarci Ralf vede nella presa d'aria del mio GS il cadavere di un povero volatile che ha avuto la sfortuna di incrociarci (la stessa cosa ci succederà anche il giorno seguente...incredibile).

Il B&B è a due passi del famoso Ragistan che io e Ivana visitiamo del tutto indisturbati e sorprendentemente senza turisti o quasi; purtroppo le condizioni del piede di Ivana non migliorano impedendole di poter camminare normalmente e comunque a prezzo di una evidente sofferenza. Visitiamo anche la Moshea di Bibi-Khanym, il mausoleo di Gur-e Amin ed il pittoresco Bazar Siob, animatissimo mercato alimentare a ridosso della moschea.

Giovedí 4 luglio

Lasciata Samarcanda e salutati gli amici tedeschi, uno straordinario viaggiatore Canadese che sarebbe stato bello conoscere meglio e la coppia di Inglesi in camper conosciuti a Khiwa, ci aspettano i 320 km di superstrada che ci condurranno a Tashkent meta finale di Ivana che da qui prenderà il volo per l'Italia .

Lungo il percorso troviamo parecchi punti di controlli di polizia; in uno di questi mi fermano, controllo documenti e sembra tutto ok ma non è cosí. Vengo accompagnato in un ufficio dove quello che sembra essere il capo mi controlla il livello alcool con un atttrezzo di discutibile affidamento. Fatto sta che lo prova lui ed è tutto normale, lo provo io e si accende una maledetta spia rossa. Naturalmente non ho bevuto nulla di alcoolico in mattinata, ne birra ne tantomeno wodka o altro, ma fallo capire a quel tizio! Lui ci prova e probabilmente aspetta da me una "offerta" ma non voglio farmi prendere per il culo da questo pirla e insisto nel contestare la affidabilità di quell'arnese. Gli dico che porto con me una moglie e che ho due figli a casa e dunque non sono venuto in Uzbekistan per guidare ubriaco. Fingo di telefonare alla nostra Ambasciata in Uzbekistan e alla fine si decide a restituirmi passaporto, libretto e patente e mi lascia andare!

All'hotel Uzbekistan prenotato su Booking ritroviamo come previsto gli amici Colombiani. La città offre piuttosto poco e l'hotel è un mastodontico e altrettanto anonimo palazzone di 17 piani di tipico stampo sovietico.

Abbiamo tutto il tempo per riposarci, acquistare il borsone che serve a Ivana per il rientro in aereo; ne approfittoo anche per trovare un barbiere che mi sitema la barba e rasa la testa; un ottimo servizio per un costo di 3€! Massaggi invece in hotel per Ivana.

Venerdí 5 e sabato 6 luglio

Noiosamente in hotel

Salutiamo gli amici Colombiani, ma non è escluso che li possa ritrovare più avanti; non mi dispiacerebbe e siamo comunque in contatto.

Domenica 7 luglio

Sveglia alle 2,30 per poter prendere il taxi che alle 3 ci porterà in aeroporto per il volo di Ivana alle 5.05. Tutto perfetto anche se fatto il chek-in in due minuti, alla dogana si fa quasi un'ora di coda; saluto con un po' di magone Ivana e rientro in Albergo. Caffè, mi preparo con calma e prima delle sei sono in moto lungo la Valle Fergana; la strada per Namangan è meglio del previsto così anche l'ultimo tratto verso Uchkurgan dove dopo pochi km dovrebbe esserci la frontiera.

Dimenticavo che dopo Namangan ad uno dei ChekPoint di controllo mi fermano per controllo documenti e registrazione e mi trattengono per un'ora buona. Nessuna indicazione per la frontiera e mi affido al GPS (non finirò mai di ringraziare Pedro che mi ha caricato le mappe) che mi indirizza su strade secondarie dove non incrocio nessuno; sono perplesso ma miracolosamente si materializza il border.....si fa per dire, un cantiere aperto nel nulla con muratori al lavoro e soldati come al solito più interessati alla moto che ad altro.

Meno di un'ora e passo l'Uzbekistan....qualche centinaio di metri e due baracche con bandiere Kirgise mi indicano che quella è la dogana. A presidiarla un giovane soldato e quello che sembra il capo....sono loro due e basta. Dieci minuti per avere il visto, registrare il passaggio ed una occhiata veloce al bagaglio e sono in Kirgikistan....fossero tutte così le frontiere! Credo che questa dogana nel nulla sia la più assurda che mi sia mai capitata di vedere.

Dopo un centinaio di km pianeggianti ed in un paesaggio anonimo, la strada comincia a salire un una valle davvero molto bella, ricca di laghi, fiumi, e montagne prive di alberi che che con il sole che comincia ad abbassarsi prendono con colore bellissimo. Mi fermo prima di una galleria a mangiare delle focacce con un caffè e cambio 50$; sul lato della strada troneggia una statua mostruosa che credo raffiguri GengisKan.

Si entra nel "parco nazionale Kara-Kul" che prevede per i turisti il pagamento di 5$ o 250 della loro moneta. Il fondo stradale è molto ben tenuto e la guida è davvero un godimento; testo anche la micro-videocamera che funziona a meraviglia.

Dopo 550 km è ora di cercare un posto dove dormire; faccio il pieno a Torkent ed accanto al distributore c'è un hotel di poche pretese; me la cavo con il controvalore di 20$ per la singola con bagno......certo non è un 4 stelle, ma basta e avanza.

Lunedì 8 luglio

Ricorderò questo giorno per le emozioni che mi ha regalato.

So che mi aspettano montagne con passi oltre 3000m, ma dalle informazioni che ho la strada dovrebbe essere buona.

Si comincia a salire verso il primo dei tre passi: l 'Ala Bell Pass a quota 3184. Il tempo è grigio con nuvole basse, pioviggina e il computer di bordo segna +5; urge mettere qualche indumento in più compresa l'antipioggia.

Superato il passo compaiono le prime yurte con i loro simpatici e ospitali abitanti; bambini nei loro abiti colorati, uomini addetti alla mungitura di capre, mucche, ma anche cavalle e donne ad accudire la propria yurta. Il tutto in uno scenario che nonostante il tempo è di una bellezza autentica; scatterei foto in continuazione ma non posso fermarmi ogni due minuti.

Quando lo faccio sono circondato da bambini che si fanno fotografare gioisamente; sono felice di essere qui.

Continuo su un altopiano stabilmente tra i 2500 e i 3000m di quota prima di riprendere a salire verso il Töö Aybuu Pass a quota 3586, ma che sono qualcosa meno per via della galleria di 3 km credo di recente costruzione.

Poco prima mi fermo in un punto panoramico dove sosta un pulmino con turisti francesi che naturalmente mi circondano chiedendomi da dove arrivo, dove vado, ecc.ecc. Sono simpaticissimi e la mia moto è ovviamente oggetto di un gran numero di foto. Anche la guida Kirgisa non fa eccezione: sale sul GS per farsi immortalare in versione biker. Ne ho approfittato per rispolverare il mio "ottimo" francese.

Arrivo a Bishkek città dal traffico caotico e fermo un taxi per farmi accompagnare al l'hotel che avevo individuato ma non prenotato; infatti è pieno. Fortunatamente a meno di 100 m c'è il Grand Hotel che, a dispetto del nome altisonante, mi da una bellissima camera per 90$; non sono pochi, ma non ho alternative. Mi metto in ordine e mi faccio chiamare un taxi che mi porti al ristorante Bella Italia dell'amico Walter indicatomi da Pinuccio e frequentato recentemente da Cecca. Passo una serata piacevolissima tra nuovi amici mangiando cucina rigorosamente italiana; con Walter ci sono due elicotteristi milanesi, un Veneto proprietario di una pizzeria in città e Marina una ragazza italiana con il proprio marito Russo. Prosciutto crudo, bis di primi e filetto per chiudere con una panna cotta; il tutto allietato da un'ottima bottiglia di Montepulciano. Walter è davvero un personaggio, straordinariamente simpatico e bravo chef; sono felice di averlo conosciuto!

Martedì 9 luglio

ero indeciso se fermarmi un giorno ancora a Bishkek o ripartire; dopo averci dormito sopra decido di partire con l'obiettivo però di non fermarmi ad Almaty, città grande ed incasinatissima, e proseguire oltre. Certo, c'è di mezzo la dogana......

Nonostante i miei timori me la cavo in un'oretta; sono nuovamente in Kazakistan!

200 km di strada dritta sino ad Almaty dove il traffico è davvero tanto; benedetto gps che mi porta fuori in direzione nord e quindi verso il confine russo a ca 1200 km.

Mi fermo nel villaggio Zarkent dove alloggio in un albergo a 15€, camera senza bagno, ma ok così. Per oggi 400 km possono bastare.

Mercoledì 10 luglio

Da Zarkent ad Ayagoz, 600 km di steppa desolata che la strada taglia con una linea retta che si perde all'orizzonte. Il fondo tutto sommato è meno peggio di quanto avevo letto; solo gli ultimi 100 km è molto ondulato e occorre fare attenzione alle buche. Mi fermo per uno spuntino a base di insalata e pesce di lago.......pieno di spine come i nostri cavedani....sarà stato un loro parente.

Lungo un rettilineo infinito supero un ciclista solitario (sono molto più numerosi dei motociclisti che continuo a non trovare in giro) mi fermo e lo aspetto. Anche lui ha voglia di fare due chiacchiere con qualcuno; è un ragazzo inglese di Oxford si chiama William ha 23 ani ed è in giro da 14 mesi intenzionato ad arrivare a Pechino passando dalla Mongolia. Straordinario!

Proseguo mentre il cielo comincia a farsi qua e là minacciosamente nero; riesco comunque fortunosamente a schivare i temporali con lampi che illuminano l'orizzonte. Mi illudo, quando mancano 35 km ad Ayagoz si scatena l'inferno e mi fermo per mettermi l'antipioggia; non c'è assolutamente nulla ove trovare riparo. Si ferma una Jeep con due ragazzi che poco prima mi avevano fermato per fare alcune foto con loro e mi fanno salire in macchina. Pochi minuti e tutto si placa, ringrazio e riprendo la strada, ma poco dopo eccoli ancora che mi sorpassano, mi fermano e mi regalano una pila come loro ricordo del Kazakistan; fantastico, non so come ringraziarli!

Mancano 15 km alla cittadina e ripiombo in un altro temporale, proseguo, tanto se mi fermassi non avrei nemmeno un albero per ripararmi; passo una quindicina di minuti d'inferno con tanta acqua da non riuscire a vedere nulla.....tantomeno le buche. Spiove e sono a Ayagoz, solita cittadina anonima in stile sovietico; vado alla ricerca di un albergo e ne trovo unico che sembra molto carino: full! Maledizione.

Si affianca un'auto dalla quale un ragazzo dice: problem? Gli dico che sto cercando un albergo e lui si fa in quattro per trovarne uno; brutto, mal tenuto, ma va bene così, per 25€ non si può pretendere tanto di più. Non solo, il ragazzo mi accompagna in un ristorante cinese dove mangiamo, nemmeno male, ed insiste per pagare lui. Purtroppo parla solo Kazako o Russo come tutti da queste parti dove trovare qualcuno che parli un minimo di inglese è come trovare un italiano che conosca la loro lingua.

Peccato. Alle 9 sono a letto; qui usano lasciare lenzuolo e federe e ti arrangi tu a fartelo, ma va bene così. Buona notte

Giovedì 11 luglio

360 km di steppa desolata per raggiungere Semey, ultima tappa Kazaka del viaggio.

La strada è un interminabile rettilineo nel nulla, ma fortunatamente è anche meno peggio di quanto pensassi; certo occorre mantenere concentrazione massima per evitare buche che sono dei veri e propri crateri. Solo gli ultimi 80 km sono intervallati da tratti di sterrato in qualche caso anche di alcuni km dovuti ai soliti lavori di rifacimento della strada.

Giungo a Semey nel primo pomeriggio e grazie al Garmin trovo subito il Nomad Hotel consigliato da LP; 80€ ma li vale e ne avevo bisogno.

Faccio conoscenza con tre turisti brasiliani che in Land Rover hanno in programma lo stesso mio itinerario; sono persone amabilissime per cui cenare con loro è stato un piacere. La coppia (lui è di origine svizzere) ha girato il mondo con un loro aeroplano; conosce bene il nostro lago perché a Como ha fatto il brevetto per idrovolante. Ci siamo dati appuntamento per domattina. Ah, ho perso per strada la tanichetta di benzina con relativo supporto che avevo già constatato essere poco sicuro; gli ultimi sterrati sono stati fatali, pazienza.

Venerdì 12 luglio

Un mese esatto di viaggio. Lascio l'albergo prima delle 8 in modo di raggiungere la frontiera che dista ca 140km di buon mattino; faccio rifornimento e vengo subito fermato dalla polizia che mi contesta di aver superato i limite di 40 km/h! In realtà come sempre vogliono sapere da dove vengo, dove vado, la moto, ecc. Una stretta di mano e via sino in frontiera dove in 40 min. risolvo tutto; fantastico, sono in Russia. 300 km di steppa intervallata da piccoli laghi attorno ai quali vedo numerosi pescatori; mi fermo ed uno di questi mi mostra orgoglioso le sue catture simili alle nostre scardole. Vorrebbe farsi immortalare dalla mia reflex con il pesce all'amo, ma purtroppo ciò non accade. Decide allora di attaccarne uno già catturato fingendone il recupero, fantastico! Fotografia di rito e via

A Barnaul alloggio all'omonimo hotel così come d'accordo con gli amici brasiliani che mi raggiungono di li a poco; ceniamo piacevolmente in una specie di stek-house. Filetto, verdure, patatine, birra e non ci facciamo mancare nemmeno una bottiglia di vino Cileno.

Sabato 13 luglio

Da Barnaul a Onguday - primi 200 km piuttosto insignificanti, steppa e strada noiosamente diritta. Vengo come ormai d'abitudine fermato dalla solita pattuglia di polizia che mi contesta la velocità, ma alla fine é solo un pretesto per vedere la moto, chiedere da dove vengo e dove sono diretto. La strada inizia finalmente a salire in una vallata davvero bella con fiumi a tratti impetuosi che la fiancheggiano. Che sia una zona apprezzata anche dai locali è confermato dal fatto che ci sia traffico che nei punti migliori è anche intenso. Rafting, cavalli, kayak, c'è n'è per tutti i gusti e non mancano certo barbecue accesi già a metà mattina....un po' come da noi! Superato questo tratto "più turistico" la regione dell'Altay assume le caratteristiche di cui avevo letto. Si fa tardi ed è tempo di cercare un posto per dormire; mi fermo ad Onguday e trovo alloggio per 700 rubli in una piuttosto squallida gostiniza. Maleodorante la camera con doccia e servizi fuori. Faccio spesa in un minimarket vicino e mi cucino la cena a base di risotto liofilizzato, pane e formaggio; nescafè e a letto dove mi guardo un film scaricato giorni fa. Gangsters squad con Sean Penn e Nick Nolte.

Domenica 14 luglio

Kosh-Agach

250 km di puro divertimento sulle strade pressoché deserte dell'Altay. Me la prendo comoda non andando oltre i 90h e fermandomi qua e là per una foto, un caffè o fermandomi a delle bancarelle di souvenir.

È anche una splendida giornata con sole caldo e cielo terso, cosa non così scontata da queste parti. All'orizzonte cime bianche di neve perenne e in cielo aquile che volteggiano indisturbate.

Arrivo a Kosh nel primo pomeriggio e prendo alloggio in una sorta di affittacamere segnalato anche da L.P. Il bagno è comune ma il tutto è molto ordinato pulito; c'è una attrezzatissima cucina comune che mi consente di cucinare pasta al sugo di pomodoro dopo aver fatto a spesa in un market a due passi.

Faccio conoscenza con un motociclista americano in sella ad una KTM in giro da più d'un anno ed intenzionato a stare in giro ancora per altri due. È carico come un mulo ed ha con se pure l'attrezzatura di pesca; dice che ieri a preso 7 trote e c'è da credergli. È diretto in Mongolia e poi a Vladivistok, dopodiché intente imbarcarsi ed arrivare in Corea. Faccio due passi per tirare l'ora di cena e incontro due motociclisti Polacchi, una coppia di neozelandesi ed un coreano (non ne ha però i tratti somatici e sembra piuttosto un americano) tutti rientrano dalla Mongolia le loro moto non sembrano certo uscite da un casello autostradale.

Decido di fermarmi qui due notti, tanto Enkh sarà in frontiera solo dopodomani; mi riposerò in attesa degli sterrati di Mongolia.

Lunedì 15 luglio

Giornata trascorsa noiosamente in questo villaggio che non ha assolutamente nulla da offrire se non lo scenario di montagne innevate all'orizzonte e steppa dove pascolano liberamente mucche e cavalli.

Faccio la spesa al market e mi cucino ancora della pasta condendola con una specie di sugo assolutamente improponibile e piccante a dismisura. Ripiego su pane, formaggio, una specie si würstel locale e l'immancabile "piva". Per stasera mi sa che ripiegherò sul riso liofilizzato aperto qualche giorno fa.

Sono un po' preoccupato per domani: sarà puntuale Enkh, la mia guida, ad attendermi in frontiera? Quando è dove potrò montare le gomme tassellate.? I polacchi incontrati ieri mi hanno riferito di "strade" davvero impossibili. Dalla frontiera ad Ulaan Baatar ci sono ca 1590km, che non sono pochi.

Martedì 16 luglio

Sono praticamente nella m...... Fatti il centinaio di km che mi separavano dalla frontiera sbrigo abbastanza velocemente le solite pratiche doganali ed eccomi in Mongolia! Purtroppo il benvenuto non è dei migliori, piove, fa freddo, la strada è impraticabile e soprattutto non c'è Enkh ad aspettarmi . Trovo riparo presso una ospitale famiglia locale che abita in una casa diroccata di mattoni e legno. Papà, mamma, due figlie di cui una sposata con un piccolino che avrà un anno ed il marito di questa. All'interno una decina di brande ad uso di viaggiatori come il sottoscritto .

Mercoledì 17 luglio

Il tempo non è cambiato, nuvole basse, pioggia fine, di azzurro nemmeno l'ombra. Fortunatamente una soldatessa della dogana entrata in casa riesce a contattare Enkh che dice di essere a 200 km da Olgij con un sacco di problemi anche lui per le condizioni delle strade. Ci accordiamo di trovarci prima di sera appunto ad Olgij. Già, ma adesso occorre risalire in moto, su queste piste con le gomme da strada... La poliziotta è in partenza anch'essa per la stessa destinazione a bordo di una jeep condotta da un amico; ci sono anche i due bambini della donna. Ci accordiamo affinché io li possa seguire. È la mia fortuna, anche perché fisicamente oggi non ero affatto in forma. In alcuni tratti mi verrebbe voglia di piantare tutto lì è salire sulla jeep; faccio davvero tanta fatica anche se cado una sola volta. Alle 14 siamo ad Olgij e non mi sembra vero: è stata davvero durissima! Prendo una camera al l'hotel Duman gestito da cinesi; la camera non è male anche se riesco a fare la doccia dopo due ore. Pazienza. Mi raggiunge in hotel Enkh che finalmente conosco; anche lui è distrutto! Stasera decideremo il da farsi.

Giovedì 18 luglio

Giornata noiosamente trascorsa in questo anonimo Duman hotel cercando di capire con Enkh come organizzarci. Lui ha avuto problemi con ma jeep che ha rotto la trasmissione; l'autista si sta occupando del recupero e soprattutto ripartire da UB con un altro mezzo. È chiaro che rimarrò fermo qui per qualche giorno.

Venerdì 19 luglio

Con Enkh si è deciso di optare per il Ford transit da 14 posti che può caricare la moto (togliendo ovviamente i sedili) nel caso le strade a causa della pioggia di questi giorni siano per me impraticabili. Non arriverà comunque prima di domani nella migliore delle ipotesi e quindi potremo lasciare Olgij solo domenica 21.
La regione dei monti Altai è nota anche perché dai nomadi locali di etnia Kazaka è da secoli praticata la caccia con l'aquila; avevo letto di questo e non volevo affatto perdere l'occasione di conoscere questi straordinari personaggi; troviamo un "autista" che ci porterà presso un insediamento di Yurte dove li potremo incontrare. Più di due ore di piste impraticabili su una vecchia Land Cruyser ed eccoci al villaggio.....ed è subito una grande emozione . Entriamo in una prima Yurta dove vengo accolto con commovente ospitalità; la capra da queste parti rappresenta il vero mezzo di sostentamento alimentare e non posso non accettare l'offerta di formaggio e latte di questo prezioso animale.
Le foto ovviamente si sprecano. Lasciamo questa famiglia per indirizzarci verso una di Kazaki il cui capo mi pare di capire sia un personaggio noto da queste parti; è infatti riconosciuto quale "campione di caccia con l'aquila" ed è anche un protagonista delle gare equestri del Naddam.

Medaglie, coppe ed attestati appesi alle pareti della yurta confermano tutto ciò.

Grande l'emozione ed anche qui le foto di rito ovviamente si sprecano. Rientriamo in hotel e sono felice per la giornata trascorsa, una giornata che non dimenticherò certamente. Nessun altro viaggiatore incontrato, ma da queste parti non è davvero facile arrivarci.

Sabato 20 luglio - Giornata noiosamente trascorsa in attesa dell'arrivo del nostro autista con furgone.

Domenica 21 luglio - Olgij-Ulaangom (300km)

Il transit con autista non è arrivato e decidiamo di partire comunque confidando di poterlo incrociare lungo la strada; non siamo riusciti a cambiare le gomme e con quelle stradali alla frutta è davvero difficile per me gestire la moto. Enkh viaggia su un camioncino rimediatoci dall'autista che l'altro giorno mi aveva portato a visitare il campo di yurte; percorro a fatica un centinaio di km su piste fangose a causa della pioggia degli ultimi giorni ed in queste condizioni è impossibile continuare e decidiamo di caricare il GS sul camioncino.

Lunedì 22 luglio

Ulaangom-Tus (320 km) - Finalmente l'autista di Enkh con il suo transit ci a raggiunti; è un bravissimo ragazzo che è alla guida ininterrottamente da quattro giorni. Cambiamo le gomme direttamente nel garage dell'albergo grazie al fatto che l'autista è un buon meccanico ed ha con se tutta l'attrezzatura necessaria.

Martedì 23 luglio

Tus-Morun (360km) - Mi alzo verso le 6 e scatto qualche foto prima di fare colazione con i miei ormai "amici"; il tempo è grigio e non promette nulla di buono. Vorrà dire che mangeremo meno polvere di ieri; ne siamo completamente ricoperti cosí come tutto ciò che ha posto nel furgone, moto compresa. Sono più di 350 km quelli che ci aspettano e le condizioni della strada sono sempre le stesse: sabbia, ghiaia e fango .

Mercoledí 24 luglio

Giornata dedicata all'area lacustre di Khovsgol Nuur che si dice richiami un angolo di Svizzera in Mongolia. La giornata è uggiosa, niente sole e cielo azzurro e di tanto in tanto pioggia; in effetti questo parco naturale non ha quasi nulla della Mongolia vista sin qui ed effettivamente qualche affinità con le nostre Alpi l' ha per davvero . Turist Camp molto bene attrezzati e costruzioni in legno colorate; animali come sempre al pascolo ma con grande presenza di yak che naturalmente mi sbizzarrisco a fotografare. Prendiamo anche una piccola imbarcazione che ci porta sul lato opposto del lago. Enkh conosce la proprietaria della Ghastause "garage 24" e quindi pranziamo lí a base di pizza (buonissima) ed i soliti spaghetti alla mongola.

Giovedí 25 luglio

Morun-Edernet

Si parte presto saltando la colazione; oggi i km sono tanti, ma soprattutto poco prima di Bulgan finisce lo sterrato più difficile e dovremmo finalmente scaricare la moto dal transit . Lungo la strada ci fermiamo lungo un fiume (uno dei tanti qui) e l'autista prende amo e filo, cattura un paio di cavallette da usare come esca e lancia in acqua. Dopo un paio di tentativi abbocca un bel pesce (a occhio un mezzo chilo) che purtroppo per noi riesce a liberarsi anche perchè l'amo usato è senza artiglione. Torniamo in macchina ed eccoci finalmente all'asfalto. Giù la moto dal furgone, rimontiamo parabrezza, specchietti, ecc, e proviamo ad avviare. Nonostante i sobbalzi anche violenti di questi giorni funziona tutto a meraviglia ed in poco tempo raggiungiamo Edernet. Trovo da dormire in un dignitoso hotel gestito da una sig.a che parla un pò di inglese e mi dice essere stata in Italia lo scorso anno; il figlio è il cuoco del ristorante e mi prepara un piatto di spaghetti eccezionali!

Venerdí 26 luglio

Ulaanbaatar!!!!!!! Ma prima una deviazione di 80 km sterrati per andare a visitare il Monastero di Amarbayasgalant Khild. Sullo sterrato mi muovo agevolmente superando anche diversi guadi; ormai sto diventando un manico anche di off-road! Mi sono davvero divertito.

Torniamo sull'asfalto, superiamo Darkhan e dopo duecento km finalmente Ulaanbaatar!!!!!!!! Foto di rito davanti al cartello che ne indica il nome. L'emozione è davvero grande e solo il casco nasconde gli occhi lucidi e anche di più; 11500 km, 10 stati, 6 ore di fuso orario....e sono in giro da 44 giorni!

Sabato 27 e domenica 28 luglio

Giornate dedicate alla visita della città ed a tanto riposo. L'hotel Michelle non è granchè ma è abbastanza vicino a piazza Sukbaatar che rappresenta di fatto il cuore di Ulaanbaatar; sulla piazza si affaccia il palazzo del governo la cui facciata è impreziosita dal'imponente statua bronzea di Gengis Khaan. Al centro della piazza si trova invece il monumento equestre di Sukbaatar, Eroe nazionale protagonista della indipendenza della Mongolia. Visita d'obbligo anche al Gandan Khiid , il Monastero Buddhista più importante del paese, all'interno del quale si trova l'imponente statua di Migjid Janraisig alta 26m costituita da rame ricoperto d'oro. È cava e contiene al suo interno 27 tonnellate di erbe medicinali. Nei pressi dell'hotel ho trovato un ristorante "bistrot francaise" dove ceno due sere mangiando ottimamente senza spendere troppo.

Lunedí 29 luglio

Valutando bene costi, tempo, 1800km sulle solite pessime strade, ho deciso di prendere un volo a/r per Dalanzadgad e cioè nel pieno deserto dei Gobi dove mi fermerò due notti trovando ad aspettarmi un autista conosciuto da Enkh. Al mio ritorno dovrei ritrovare la moto con le nuove gomme stradali, olio e filtro cambiati pronta per riprendere la strada alla volta del Baikal.

Meno di un'ora e mezza di volo ed eccomi arrivato all'aeroporto dove puntualmente trovo la guida che tiene e un cartello in mano con il mio nome; non avrebbe comunque fatto fatica ad individuarmi essendo io l'unico Occidentale sul quel volo. A proposito del volo, beh tutto sommato tenendo conto che siamo decollati nel bel mezzo di un temporale, il turboelica ed il servizio a bordo sono stati pienamente soddisfacienti. Unico appunto: dovrebbero fornire i passeggeri di cuffie tipo quelle degli addetti ai box di formula 1 perchè il rumore dei motori era assordante.

Salito sul Toyota Land Cruiser di Samcò (cosí mi pare di aver capito si chiami) ci dirigiamo a Sud per raggiungere il Three Camel Lodge dove passeremo la notte. Lo raggiungiamo dopo in paio d'ore (tante per 80km) ma la "guida" è incerta sulla pista da scegliere e deve "ask" ad ogni persona che incontra. Samcò conosce solo quattro parole di inglese: ask, maybe, tomorrow e naturalmente ok .

Il lodge è assolutamente spettacolare, ma piuttosto caro anche perchè il pernottamento della guida è ovviamente a carico mio. Dormo comunque da solo in una splendida e confortevolissima yurta dopo una cena anch'essa di livello. La proprietaria è una donna che ha impostato la struttura con grandissima attenzione all'aspetto ambientalista; la sera con un modernissimo telescopio mostra ai clienti interessati non solo le stelle, ma anche Venere, Saturno, ecc. Questa sera il cielo non è limpido ed il mio interesse astronomico rimane deluso!

Martedì 30 luglio - Il deserto del Gobi

Fatta colazione saliamo in jeep dirigendoci verso Hongoryn Els nel "Govi Gurvan Sayhan"; Gobi meridionale insomma, con le sue dune di sabbia finissima. Lo scenario è davvero di quelli indimenticabili che le parole ed in parte nemmeno le foto possono rappresentare. Sostiamo per uno spuntino al Govi Discover 2, altro tourist camp molto, molto bello. Pochi ancora una volta i turisti incontrati e comunque nessun italiano tolta una coppia di anziani signori con cui ho fatto conoscenza la sera prima. Ci aspettano le gole dello Yolyn Am.......ma prima purtroppo un serio problema alla ruota anteriore del Toyota che ci costerà almeno un paio d'ore di sosta imprevista, ma che su questa piste è cosa da mettere sempre in conto. Samcò è eccezionale; smonta l'intero blocco ruota con gli attrezzi a disposizione usando parecchio punteruolo e mazzetta per toglier il disco dalla propria sede. Il problema doveva comunque essere noto a Samcò, altrimenti non mi spiego come potesse avere il ricambio con se. Non credo che esistano meccanici improvvisati come quelli che ho visto all'azione da queste parti; certo, niente elettronica, ma voglio vedere se da noi c'è qualcuno in grado di fare sulla strada quello che ho visto fare a Samcò! Non dimenticherò mai la scena di due uomini alle prese con la proprie jeep il cui motore era adagiato per terra; l'avevano smontato e stavano cercando di rimetterlo in condizioni di viaggiare. Incredibile!

Beh, sistemato il tutto ripartiamo, attraversiamo le Yolyn Am e rientriamo a Dalanzadgad che sono ormai le 9; Samcò mi accompagna in un hotel aperto da pochi mesi dove le ragazze della reception sono gentilissime anche se solo una mastica un pochino di inglese; l'hotel credo sia pressochè vuoto, così come il ristorante al 7 piano che è totalmente deserto. Credo di essere al momento l'unico ospite. Problema: proprio mentre sono al ristorante c'è un black-out tuttora in corso (sole 23); una ragazza mi assiste con una pila di fortuna miracolosamente rimediata.

Beh, dopo le fatiche della giornata (comunque bellissima) credo che dormirò profondamente.

Mercoledì 31 luglio

Sambò o Samcò come cavolo si chiama è puntuale in albergo alle 8 per accompagnarmi in aeroporto. Alle 11,20 puntuale atterriamo ed all'uscita ritrovo Enkh ad aspettarmi con il solito Transit e il driver. Andiamo a recuperare la moto che nel frattempo è stata dal driver stesso tagliandata e gommata (cambio olio, filtro e gomme), il tutto fatto non in una normalissima officina, ma in un piazzale polveroso! Fantastici.

Pieno di benzina, controllo della pressione dei pneumatici e via alla volta di Sukhbaatar, più di 300 km, ma ho tutto i pomeriggio e la strada è buona; riesco anche fortunatamente ad evitare i temporali che qua e la si vedono. Alle 17 cerco l'albergo suggerito da LP, entro e la donna alla reception è più attenta a seguire la solita soap opera tv che a darmi retta; nessun problema, me ne vado ed entro in quello che avevo visto un centinaio di metri più indietro. Qui il proprietario è pieno di attenzioni e con 15€ dispongo di camera con servizi e parcheggio interno per la moto; c'è pure wi-fi! Unico neo del ristorante.....la carne è immangiabile, pazienza. Domani Russia, anzi ...Buriazia per la precisione.

Giovedì 1 agosto Sukhbaatar - Ulaan Ude - 250 km

Dopo una notte in cui ha piovuto incessantemente passata a cercare di "ignorare" un tanfo di fogna terribile che arrivava da non so dove vorrei fare un minimo di colazione. Sono le 9 ma in giro non vedo nessuno; passano una decina di minuti e spuntano fuori un paio di donne che sembrano dormire ancora. Un caffè e via. Dopo 35 km c'è la frontiera e ci metto di più a sbrigare le formalità mongole rispetto a quelle di ingresso in Russia dove una funzionaria gentilissima mi aiuta nei soliti adempimenti. I km per arrivare a Ulaan Ude non sono molti e me la prendo comoda; non faccio però i conti con le numerose interruzioni della strada sulle quali arrivo proprio mentre ricomincia a piovere. Il fondo in questi tratti è pericolosamente scivoloso e faccio fatica a rimanere in piedi; procedo a passo d'uomo riempiendomi di fango dalla testa ai piedi. Arrivo ad Ulaan Ude e imposto il navigatore sull'hotel Baikal, un quattro stelle consigliato da LP che si trova nella piazza principale della città. Entro e conciato come sono non posso non attirare gli sguardi perplessi del personale addetto alla reception. La carta di credito risolve tutto, anche se per la mia singola luxory (praticamente un appartamentino) spendo una cifra; c'è però da dire che dalle finestre ho esattamente di fronte il gigantesco cranio di Lenin che campeggia al centro della piazza. La sera pranzo al ristorante dell'Hotel, anch'esso lussuoso, ma a prezzi tutto sommato corretti. Un pianista allieta la mia cena.

Venerdì 2 agosto Ulaan Ude - Irkhusk (Baikal) - 450 km

Volevo partire presto per arrivare ad Irkhusk prima delle tre in modo di potermi incontrare con Pedro che è in partenza per Listvyanka, ma la biancheria che ho lasciato da lavare non è pronta e mi tocca aspettare. Parto che sono quasi le 10 e difficilmente riuscirò ad essere per le tre ad Irkhusk. Così è infatti anche perché 300 dei 450 km li faccio sotto una pioggia a tratti torrenziale; mi fermo una prima volta in un'area di servizio che, cosa rara da queste parti, ha anche un piccolo shop. Riparto quando mi sembra che la pioggia diminuisca di intensità, ma dopo pochi km sono costretto di nuovo a fermarmi ad un posto di ristoro anche perché sono bagnato fradicio. L'antipioggia non ha tenuto e devo assolutamente cambiarmi la maglia termica. Riparto dopo un'ora, piove ancora e le interruzioni per lavori sono sempre più numerose; in questi tratti però il fondo tiene molto meglio rispetto a quelli incontrati ieri. Arrivato alla estremità meridionale del Baikal il tempo migliora decisamente e spunta un po' di sole; la strada inizia a salire in un susseguirsi di di curve e controcurve e mi lascio un po' andare a dispetto dei limiti di velocità. Alla sommità della salita vi è una serie di bancarelle dove si vende pesce affumicato e souvenirs dove mi fermo a scattare qualche foto . Arrivo ad Irkhusk alle 17 e trovo alloggio al Delta Hotel suggeritomi da Pedro; ottima scelta a prezzo più che accettabile per la qualità del servizio; molto gentile e disponibile anche il personale.

Sabato 3 luglio

Pedro e Yuanita come mi avevano promesso passano, di ritorno da Listvyanka, in hotel a salutarmi prima di proseguire poi per Ulaan Ude. Mi ha fatto immensamente piacere, ci siamo abbracciati ripromettendoci di rimanere in contatto e chissà di ritrovarci un giorno in Colombia o in Italia. Yuanita mi regala una spilletta della Colombia. Sono due persone speciali! Pedro mi mette in contatto con una coppia di ragazzi che vivono a Irkhusk conosciuti da loro causalmente tre giorni prima. Sono Ekaterina e suo marito Artyom (25 e 27 anni) il quale è laureato in lingue e parla italiano. Ci sentiamo via mail e ci accordiamo per trovarci la sera in hotel e cenare insieme. Sono una coppia davvero carina, curiosi di conoscere l’Italia anche se tre anni fa ci sono già stati per un mese intero girando però solo il Meridione. Ceniamo al ristorante “Figaro” consigliatomi da Pedro e assolutamente Italiano; lo chef non tradisce e mangio dei gnocchi favolosi. Artyom è felice di potermi aiutare a capire se posso caricare la moto sulla transiberana e lunedì mi accompagnerà alla biglietteria. Favoloso! È poi loro intenzione poter tornare in Italia e seguire un corso universitario; vedrò se sarà possibile dare loro ma mano. Sono veramente due ragazzi meravigliosi.

Domenica 4 agosto

Lascio l’hotel e ritornerò comunque domani e mi dirigo verso Litsvianka, villaggio che è un po’ la porta d’ingresso al Baikal. Sono poco più di 70 km ed in un’oretta ci arrivo. È un luogo molto frequentato dai locali nei fine settimana ed infatti c’è moltissima gente in giro tra le bancarelle e l’attracco dei battelli turistici . La ma moto attira come sempre grandissima attenzione; tutti vorrebbero parlare con me, capire da dove vengo, chiedere del viaggio che sto facendo, ma la lingua è un ostacolo difficile da queste parti dove l’inglese e conosciuto da pochissimi. Scattano fotografie, mi chiedono se posso posare con loro, se possono fare salire in sella il figlioletto, ecc. ; guardano incuriositi gli adesivi della moto e soprattutto quella che raffigura il mio itinerario. Sono imbarazzato da tante attenzione. Un ragazzo e la sua fidanzata si fermano ed anche loro vogliono conoscermi; lui parla inglese e riusciamo a capirci perfettamente. Ci salutiamo con le solite foto di rito e sembra finire li. Dopo pochi minuti eccoli invece di ritorno con un sacchetto in mano che emozionatissimi mi porgono. Contiene un peluche di foca nerpa, o foca del Baikal di cui è un po’ la mascotte; nel farmene dono mi augurano “good luck”!!!!!!! Sono sorpreso ed al tempo stesso commosso .L’hotel in cui alloggio prenotato in Booking è una costruzione in legno così come le possiamo vedere in Valtellina; alla reception ed anche al ristorante (dove ho cenato benissimo a base di pesce locale) c’è una ragazza molto carina….come sempre da queste parti, anche lei a digiuno di inglese. Sta guardando in TV il “grande fratello” in versione russa; dialoghiamo simpaticamene attraverso il traduttore di google. Peccato sia molto giovane (22 anni) ……..o troppo datato io!!!!

Lunedì 5 agosto

Litsvianka – sono le 8,30 quando mi rimetto in moto per tornare ad Irkhusk al l’hotel Delta dove mi hanno tenuto la stessa camera dell’altro giorno.

Alle 11 mi raggiungono Ekaterina e Artyom che mi accompagnano alla biglietteria ferroviaria per capire se è quando posso caricare sul treno la moto e partire alla volta di Mosca. Il biglietto per la mia cuccetta c’è (uno degli ultimi disponibili) per un treno in partenza merc. 7 alle 3 del mattino; andiamo allo scalo merci per risolvere il problema moto. Troviamo persone disponibili e gentili, ma se non ci fosse con me Artyom non credo avrei potuto farcela; parlano solo russo e questo rende tutto estremamente complicato. Torno in hotel a prendere la moto affinché venga per tempo caricata; il costo è rapportato al peso ed i 300 kg del GS fanno 8200 rubli che sommati ai 12000 del mio biglietto fanno ca 450€. Se considero la benzina per 5200km ed almeno 7/8 notti in albergo tutto sommato non è neanche male. Risolto il problema Transiberiana! La sera ceno in un ristorante italiano (spaghetti e tagliata di manzo) dove incontro due viaggiatrici di Busto Arsizio, Daniela e Rosi che stanno percorrendo la Transiberana da Mosca sino qui ad Irkhusk dove domani prenderanno la Transmongolica alla volta di Pechino. Sono due ragazze simpatiche e socievoli con cui è piacevolissimo conversare e del resto non potrebbe essere diversamente; se sono arrivate sin qui “zaino in spalla” non possono che essere persone in qualche modo speciali, oltre che tra i soli viaggiatori (viaggiatrici) italiani incontrati. Daniela poi ha un blog dove racconta del proprio viaggio…sul quale scoprirò poi che mi cita simpaticamente.

Martedì 6 agosto

Il mattino faccio una lunga camminata lungo la Karl Marx Str. sino all’argine del Selenge che scende dalla Mongolia ed è il più grande degli oltre 300 affluenti del Baikal . La lunga passeggiata che costeggia il fiume è ideale per lo jogging, ma è oggettivamente piuttosto trascurata. Sulla piazza di fronte al Museo della Siberia campeggia la statua dello Zar Alessandro. Ho mal di gola premonitore di raffreddore, vorrà dire che lo smaltirò sul treno; prendo una pastiglia che Ivana si è preoccupata di farmi portare appresso sperando che faccia qualche effetto. Pomeriggio di riposo in attesa che Artyom mi raggiunga in albergo per cenare con lui ed Ekaterina che oggi lavora; lui lavora a mesi alterni su impianti di estrazione petroliferi nell’estremo Nord Russo. Mi dice che ci vogliono 1 ora di aereo e 2 di elicottero per arrivarci e non ci sono a assolutamente strade; un mese di lavoro (si occupa di sicurezza) ed un mese di riposo a casa. Arriva verso le 18 e con la sua auto mi porta un po’ in giro per la città; sino a non moltissimi anni fa le case da queste parti erano tutte di legno (ne sono rimaste ancora molte tuttora abitate ma assai fatiscenti), oggi Irkhusk è una città moderna, sufficientemente pulita ed ordinata almeno nei quartieri centrali lungo le due vie che, fantasia toponomastica, si chiamo Karl Marx Str.e Lenin Str. Artyom mi spiega che si è voluto ricostruire un quartiere della città secondo la vecchia tradizione destinato ad ospitare attività commerciali, ma soprattutto bar e ristoranti. Il tutto è evidentemente molto artificioso e piuttosto kitsch . Passiamo a prendere Ekaterina e ceniamo in un ristorante, ancora Italiano, dove mi prendo un piatto di spaghetti all’arrabbiata (faccio notare allo chef che non sono per nulla arrabbiati, ma mi spiega che se li facesse come vorrebbe la tradizione non piacerebbero a nessuno); a seguire salmone al forno . Tutto molto buono. Ci salutiamo ripromettendoci di rimanere ovviamente in contatto. Alle 2 di notte arriva a prendermi il taxi che mi porta in stazione dove ho il treno in partenza alle 3,14; ovviamente solo indicazioni in cirillico e nessuno che parli un minimo di inglese. Me la cavo comunque e sono sulla mitica Transiberiana . La mia cuccetta (2^ classe a 4 posti) è occupata da madre e figlia mentre sulle brandine superiori ci sono solo io.

Mercoledì 7 agosto

Ho faticato a prendere sonno, ma alla fine 2/3 ore credo di avere dormito. Vagone ristorante per una colazione dove sono l’unico avventore; il resto dei viaggiatori è autonomo e utilizza il dispensatore di acqua calda presente in ogni carrozza per farsi il proprio caffè o the. A Krasnoyarsk scendono le due mie compagne di cuccetta e salgono un militare ed un altro signore col proprio figlioletto. Mi pare gente discreta ed educata. Nel vagone ristorante sono invece oggetto di attenzione da parte di tre ragazzi che bevono wodka ed uno in particolare dei tre è già piuttosto alticcio. Non c’è problema li tengo “educatamente” a bada; non sono malvagi ma l’alcool li rende insistenti ed è meglio non farsi coinvolgere. Sono quasi le dieci e mi guarderò uno dei tre film che mi sono premurato di scaricare e poi a dormire.

Giovedì 8 agosto

Transiberiana

I mie compagni di cuccetta scendono in mattinata in due diverse stazioni e mi ritrovo con la cuccetta tutta per me, fantastico! Passiamo Novosibirsk,Barabinsk, Tatarsk e Omsk alle cui stazioni il treno si ferma per alcuni minuti ed è possibile scendere e sgranchirsi le gambe. Attorno alle carrozze ci sono donne che vendono cibo locale; in particolare in una di queste, credo Barabinsk, è il pesce essiccato a farla da padrone. Tra i passeggeri che ne approfittano come me per fare due passi giù dal treno mi ferma una coppia chiedendomi da dove vengo e se sono un fotografo, avendo tra le mani la mia Canon. Forse è il mio aspetto, il mio look, fatto sta che la donna, mi mostra sulla sua reflex alcune foto che ha fatto proprio a me senza che me ne accorgessi. Non essendoci l’attrazione della moto in questo caso sono proprio io il personaggio da fotografare; corro il rischio di montarmi la testa. C’è anche chi, forse per la mia barba ahimè ormai bianca, mi ha detto che assomiglio a Heminguey!…troppo onore! Da solo nella mia cuccetta ho la possibilità di sedermi tranquillamente al finestrino (il mio posto letto è in una delle due brande in alto) ed osservare ciò che mi scorre davanti. Non molto di interessante per la verità: distese infinite di betulle, steppa, paludi e terreni incolti con qualche villaggio qua e la fatto di case di legno spesso malmesse. Solo le stazioni mi sembrano ben curate ed anche carine dal punto di vista architettonico. Piove spesso e questo rende tutto ancor più…..stavo per dire triste, ma in realtà non è così, semplicemente questa è la Siberia. Terra difficile ora che siamo nel pieno dell’estate, figuriamoci d’inverno. Questo spiega forse anche il perché dello sguardo delle persone che può sembrare a volte truce o comunque di chi è perennemente incazzato. In realtà non è così e se riesci a superare lo scoglio della lingua di accorgi che in realtà è gente curiosa, disponibile e generosa. Certo hanno poco in comune con un Napoletano o un Romagnolo, ma qui siamo appunto in Siberia, mica al mare! Ho il tempo e la tranquillità per guardare dal finestrino, ma in realtà mi ritrovo a pensare agli ormai due mesi che mi sono lasciato alle spalle, ai momenti belli ed a quelli difficili di questo viaggio, alle tante persone incontrate alle foto scattate e soprattutto a tutte quelle che non ho scattato ma che sono impresse nella mia mente. In realtà non mi sono lasciato alle spalle proprio nulla; ci si lascia alle spalle ciò che si vuole dimenticare, ciò per cui non ci voltiamo per voler rivedere ed io di questo viaggio come degli altri del resto non voglio dimenticare proprio nulla! Mi accorgo anche, ed è forse la prima volta in due mesi, di cominciare ad avere un po’ di nostalgia di casa, dei miei affetti, delle mie cose. Credo sia normale e soprattutto giusto; poi ci sarà tempo anche per pensare al prossimo viaggio. Quando parlando con la gente mi viene chiesto quanto anni ho, se sono sposato, se ho figli, ecc, mi dicono che sono crazy (matto); se poi riescono anche a capire che sono nonno divento grand father crazy! Sarà, ma io mi sento del tutto normale e se ciò che sto facendo l’ho fatto io, beh lo può fare chiunque; certo, non necessariamente in moto! Salgono come sempre altri passeggeri ed una coppia di questi è destinata alla mia cuccetta, ahimè mi illudevo di rimanere solo…. Sono più o meno ieri coetanei e lui, un omaccione di un buon 130kg deve aver bevuto un po’ ed il su alito inonda l’ambiente. Mi guardo “Jango” di Tarantino e questo mi distrae ovviamente dai cattivi odori; finito il film riesco comunque ad addormentarmi.

Venerdì 9 agosto

Credo di essere uno dei rarissimi non Russi su questo treno; io non ne ho incontrati nessuno nemmeno sulla carrozza ristorante peraltro poco frequentata. Tutti si portano appresso cibarie di ogni tipo e le consumano in cuccetta. A proposito del “ristorante”, il menù sarebbe anche ricco….ma dei piatti presenti ne sono disponibili pochissimi. Qualità e prezzo sono comunque accettabili, così come il servizio delle due cameriere che di certo non si dannano per il lavoro; in compenso mangiano loro stesse in continuazione e la loro linea ne risente inesorabilmente. Sono simpatiche e qualche parola riusciamo anche a scambiarla. La giornata trascorre come al solito abbastanza noiosamente; la coppia scende a Pern in mattinata ed a sera la cuccetta viene occupata da altri 3 passeggeri.Beh, domattina si arriva a Mosca dove ad attendermi dovrei trovare Kostantin un motociclista locale che Pedro ha conosciuto parlandogli di me; con lui ho solo dialogato via mail e mi è sembrato un personaggio estremamente simpatico oltre che molto disponibile. Mi ha chiamato Old Boot (vecchio stivale …!). Mi darà una mano a gestire le operazioni di scarico della moto e dovrebbe anche avermi prenotato in hotel.

Sabato 10 agosto

Finalmente Mosca, e fine di questo “originale” viaggio sulla Transiberiana anche se in questi quattro giorni ho almeno smaltito raffreddore e mal di gola che mi perseguitavano da Irkhusk. In moto ne avrei sicuramente sofferto. Sceso dalla carrozza raggiungo il vagone “merci” sistemato in testa al treno e, sorpresa, trovo i due addetti assolutamente non intenzionati a scaricare la mia moto a loro dire troppo pesante. Difficile poi intendersi con chi conosce una sola lingua , la loro. Intervengono due poliziotti che mi spiegano che occorre chiamare qualche facchino che dia una mano ai due di cui sopra; dico che va bene, andiamoli a cercare. Parlo con quello che dovrebbe essere il loro capo e senza troppi preamboli mi dice che se voglio la moto a terra servono 500$! Una follia e dico loro che sono disposto a darne loro 200; non fa una piega, gira le spalle e se ne va. Alla fine nella consapevolezza che si tratta di un ricatto e che non ho nessuna scelta tratto ancora e raggiungo un’intesa per 250$. Purtroppo Konstantin mi aveva mandato un sms per avvertirmi che era a letto impossibilitato ad aspettarmi come eravamo d’accordo. Mi ha chiamato durante le operazioni di scarico per informarsi della situazione e molto dispiaciuto mi ha detto che se ci fosse stato lui c’è la saremmo cavata con meno, ma qualche cosa avrei dovuto sborsare comunque. Ci siamo dati appuntamento per il pomeriggio. L’hotel prenotatomi da lui è a 500m dalla stazione e lo raggiungo dopo pochi minuti. Sistemo la moto e soprattutto una bella doccia visto che non mi lavo da quattro giorni. Alle sette mi trovo con Konstantin nel quartiere di “Old Arbat” una zona pedonale piena di bar, ristoranti, negozi di souvenir ed attori/artisti di strada; tutto molto bello. Ci beviamo due birre e mangiamo qualche cosa insieme; Konstantin è davvero una bella persona, colta e gentile oltre che ovviamente grande motociclista e viaggiatore. Lavora in ambito diplomatico ed anche economicamente credo non se la passi male. Con il suo Suv mi scarrozza in giro per Mosca che di notte è davvero molto suggestiva; ben oltre le mie aspettative. Torno in albergo e non fatico a prendere sonno.

Domenica 11 agosto

Dopo una bella colazione servitami in camera dalla addetta alla reception (la bella Giulia), mi appresto a vivere una intera giornata da turista DOC. In Metro raggiungo la Piazza Rossa e da lì prendo classico bus turistico con annesso battello sulla Moldova. A proposito del Metro; è vero che il servizio è efficiente ed alcune delle sue stazioni davvero belle, ma interpretare il nome delle stazioni scritte solo in cirillico non è cosa per niente facile…! Giornata dunque piena e scatti a non finire. Purtroppo la mia intenzione di finire la giornata sulla Piazza Rossa illuminata è vanificata da un improvviso temporale che mi obbliga a tornare in hotel in tutta fretta.

Pazienza. Devo comunque dire che Mosca mi ha sorpreso oltre ogni mia aspettativa; da tornarci senz’altro. E domani S.Pietroburgo.

Lunedì 12 agosto

Sono in giro esattamente da due mesi e fatico a crederlo!

L’accordo con la reception era per la colazione alle 7 in modo da muovermi prima che il traffico caotico della città inizi; alle 7,30 non essendosi vista anima viva decido di partire. Scelta opportuna perché comunque il traffico è già intenso e mi ci vuole una buona mezz’ora per venirne fuori. I km oggi sono più di 700; la strada è più che buona, ma alquanto trafficata con prevalenza di mezzi pesanti. Il cielo non promette nulla di buono, ma tranne qualche goccia qua le lá sembra che i temporali non vogliano infierire su di me. Illusione! Mancano una cinquantina di km alla meta e Giove Pluvio si scatena; metto l’antipioggia che limita i danni, ma stare in strada con questo nubifragio è davvero difficile. Fortunatamente il tutto è di breve durata, ma passata la pioggia mi becco 15 km di coda; ci si muove a passo d’uomo e la frizione del GS ne risente. Pazienza, alle 19 sono comunque in hotel; prezzo contenuto e qualità pertanto modesta e soprattutto piuttosto lontano dal centro. Pazienza, domani vedremo come organizzarci. Ceno al ristorante dell’Hotel dove incontro due ragazzi di Milano venuti a S.Pietroburgo di certo più interessati alle avvenenti fanciulle locali piuttosto che alle bellezze di S.Pietroburgo. Non hanno capito, e non sono i soli, che qui stanno molto meglio di noi dal punto di vista economico (vds. quantità di Suv e super automobili in circolazione) ed il “maschio latino/italiano” dalle ragazze locali è probabilmente sempre apprezzato……ma con un portafoglio molto, molto ben attrezzato! Beh, in bocca al lupo ragazzi, ma temo che dovrete cercare in futuro altre destinazioni.

Martedì 13 agosto

Inizia presto la giornata del “bravo turista” chiamando un taxi (prezzo onestissimo ma concordato prima) mi faccio portare all’Hermitage . Ho acquistato il voucher su internet (17€) e non devo pertanto fare coda alla biglietteria; mi presento allo sportello dedicato e sorge il problema del “cartaceo” che ovviamente dal mio iPhone non o potuto stampare…….ma fallo capire all’addetta! Va beh, in un modo o nell’altro riesco a spiegarle che tutte le informazioni necessarie le può leggere sul display ed ottengo il mio ticket. L’ Hermitage non è a caso uno dei musei più importanti al mondo; le opere che vi sono esposte rappresentano davvero uno spaccato dei pittori più importanti mai esistiti. Caravaggio, Leonardo, Tiepolo, Tiziano, Michelangelo per citarne alcuni di italiani. Due sale dedicate a Picasso e poi gli impressionisti francesi, da rimanere incantati per ore; non mi è capitato spesso visitando un museo di non accorgermi delle ore che passavano. Uscito dall’Hermitage prendo,il classico Bus scoperto che mi consente di muovermi liberamente decidendo di volta in volta dove scendere; piacevole anche il giro su uno dei moltissimi battelli . Quello scelto da me aveva una guida che parlava solo russo ma dalla sua voce traspariva una grandissima passione e l’amore per la propria città. S.Pietroburgo merita pienamente tutta la fama che ha; da ritornarci sicuramente .

Mercoledì 14 agosto

Lettonia – prenotato su Booking un hotel a Rezekne – sono 450 km con la frontiera da dover passare. L’uscita dalla Russia non mi porta via che una decina di minuti ed altrettanto quella Lettone. Purtroppo il tempo fa i capricci e qua e lá mi becco un po’ di pioggia; le strade sono comunque buone anche se trafficate e con molti mezzi pesanti da dover sorpassare. Rezekne è una cittadina carina e l’albero è uno dei migliori che abbia trovato e per di più a prezzo più che accettabile: 41 €! Ottimo il ristorante con un menù di qualità proposto con un curato abbinamento di vini ed anche qui a prezzo più che ragionevole. Le ragazze alla reception parlano benissimo inglese (a differenza che in Russia) e sono soprattutto gentilissime e simpatiche!

Giovedì 15 ferragosto

Mi aspettano 750 km per arrivare a Varsavia e si comincia male con parecchie interruzioni per lavori. Una delle deviazioni comporta una ventina di km sterrati persi nella campagna; pazienza, va bene così. Siamo in UE e quindi anche la frontiera con la Lituania non esiste più anche se questi paesi mantengono ancora la propria moneta; non è un problema in quanto le carte di credito sono accettate ovunque e non ho necessità di cambiare contante. Questa parte di Lituania è davvero splendida, piena di fiumi e laghi con boschi di conifere pascoli verdissimi; peccato per il tempo che mi risparmia la pioggia ma che rimane nuvoloso. Da queste parti ci ero già stato con Eugenio nel 2007 passando da Vilnius e risalendo il paese sino a Riga in Lettonia e poi su fino a Tallin in Estonia. Arrivo a Varsavia (Ibis Hotel) verso le 18; ceck-in, doccia veloce taxi per la old town che tutti dicono essere così bella e che dunque non mi voglio perdere . Questa fama è del tutto meritata!!!!!! Faccio quattro passi a piedi per le viuzze e sulla straordinaria piazza scattando ovviamente decine di foto. Ceno in uno dei tanti ristorantini che animano i bordi della piazza; scelgo “la dolce vita” che propone piatti italiani. Ottima scelta: antipasto misto di salumi e formaggi e una bella carbonara. Taxi per il rientro in hotel: il primo a cui mi rivolgo mi chiude il triplo di quanto avevo pagato per arrivarci e dunque mi rivolgo ad un secondo con il quale tratto un prezzo più ragionevole (30sloti mentre per quello che mi ci aveva portato ne avevo speso 13).

Venerdí 16 agosto

Prenotato hotel a Francoforte sull’Oder – 450 km di sola autostrada…..ma che noia!

Me la prendo comoda fermandomi anche quando non ho necessità di fare rifornimento; in uno degli autogrill compro una baguette con prosciutto, formaggio, ecc. che tengo per l’autogrill successivo! Non voglio arrivare troppo presto nell’albergo prenotato, ma non volevo nemmeno ammazzarmi di km. ; il mio culo comincia a dare segni di insofferenza e meglio non infierire. In uno di questi autogrill la mia moto è oggetto di attenzione da parte di un gruppo di tedeschi in gita; sono tutti sulla settantina e vogliono sapere tutto del mio viaggio. È una storia che si ripete e tutto sommato mi fa anche piacere; sono ammirati e non finisco più di strngere mani a tutti. Se non fosse per le mogli che sollecitano loro di salire sul pullman si fermerebbero ancora. Il Gps mi guida con precisione al mio albergo ci Francoforte sull’Oder, cittadina che è di fatto la frontiera Germania/Polonia ed è il fiume stesso a delimitarne il confine. Faccio una passeggiata lungo il fiume per scattare due foto e trirare l’ora di cena. La cittadina è molto bella e sono contento di essermi fermato qui. Il ristorante dell’hotel è davvero ottimo cosí come il servizio nel suo complesso .

Domani Monaco e la Baviera, penultima tampa del viaggio.

Sabato 17 agosto

640 km di noiosa autostrada e comunque trafficata per arrivare alle porte di Monaco. Ad ogni autogrill c’è sempre qualcuno incuriosito dalla mia moto che mi avvicina per sapere le solite cose e soprattutto che giro avessi fatto; sorpresa e soprattutto ammirazione. L’ hotel non è il massimo, ma la posizione è ideale in quanto vicinissima all’autostrada.

Domenica 18 agosto

Il giorno del ritorno a casa.

Mentre guido nella mia testa scorrono le immagini di ciò che mi sono lasciato alle spalle in questi 70 giorni di viaggio. Sono felice ed appagato consapevole di avere i vissuto una esperienza unica e forse irripetibile; solo adesso realizzo di avere comunque compiuto qualcosa di importante. Mi vengono in mente le espressioni di sorpresa e di ammirazione di chi incontrandomi e chiedendomi da dove venissi e se fossi “alone????” mi diceva: “you are crazy! Good luck!!!!” Ma anche tantissime disinteressate offerte di aiuto o di ospitalità Quante strette di mano e quanti “buona fortuna”, “buona strada”! Ripensandoci l’emozione ha il sopravvento e solo il casco nasconde i miei occhi lucidi. È tempo di tornare a casa, di riabbracciare Ivana, Elena e il neo Dott.Ing. Matteo, Leonardo e la piccola Vittoria, Clemente.

Li trovo ad aspettarmi alla Fiorita dove arrivo puntuale alle 15 come avevo anticipato loro ; certo non mi aspettavo che Matteo e Clemente mi sollevassero di peso per buttarmi vestito nella piscina di Leonardo, loro complice divertito!

“Bentornato a casa” dice uno striscione appeso al terrazzo di casa ; è opera di Ivana mia straordinaria compagna nella prima parte del viaggio, ma che di fatto mi è stata accanto per tutti questi 70 giorni. È stata 10 giorni in moto con me con un piede rotto soffrendo, ma senza mai essermi minimamente di peso, anzi!

Se ho potuto realizzare questo mio sogno nel cassetto è anche merito suo!

visioni di viaggio - 2014
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